Ho conosciuto Makkox nel 2011. E gli ho voluto bene subito, per la sua genialità ormai proverbiale, un lampo che squarcia anche le conversazioni più oziose ma soprattutto per il suo cinismo che in verità è tutta emozione.

Non era di sinistra – parecchi commentatori che provengono dal partito comunista cinese lo fanno notare sotto ogni tweet, contestando la scelta di People di pubblicare un libro peraltro bellissimo. E però a sinistra arrivava, seguendo una linea tortuosa e piena di cigli pericolosi e di cunette e di dossi, per rimanere alla sua amata segnaletica stradale.

Abbiamo letto cose diverse, abbiamo visto mondi diversi, lui ne ha attraversati di improbabili che nemmeno Sandokan, e nel libro trovano ospitalità solo in parte, perché si dovrebbe riempire un intero scaffale di personaggi, contesti e soprattutto disegni che li trasformano in racconto.

E ci incontriamo, lui si porta dietro fantascienza e Agro Pontino, l’arte e certi romanzi e racconti americani, il cinema e la sua caleidoscopica esperienza artistica e creativa, che ha attraversato tutte le tavole. Io con il mio polveroso bagaglio di letture impervie e di scuola politica d’antan.

Makkox detesta quando gli si propinano i disegni dei figli, chiedendogli un parere. Reagisce male male. Sbarra gli occhi, con fare spiritato e un sorriso sardonico. Non si può sentire, traduco dal romanesco. Quando abbiamo trascorso qualche giorno di vacanza insieme, Nina gli ha chiesto un disegnetto, come ricordo dei giorni passati insieme ma soprattutto per capire se fosse bravo davvero, con tutta l’enfasi di cui ne sentiva parlare. A lei piace disegnare tanto (prima regola del makkoxismo) e insomma ci teneva. Lui si fece pregare e alla fine disegnò un gatto su un tetto. A Nina piacciono i gatti. Non le piacque il disegno. E ridemmo, del rovesciamento.

Con gli amici Makkox è alterno, provocatorio, puntiglioso. Non vuole avere ragione, ce l’ha congenita proprio. Le discussioni avvengono spesso su WA, e possono durare in eterno. Lui è velocissimo, a volte precipitoso, coglie il punto, altri ne perde per strada. È un esilarante prepotente che sa il fatto suo ma non ne è mica così sicuro. E quindi si parte verso l’ignoto di settordicimila messaggi. Però quando ti spiega le cose che sa davvero, sembra di vederle. Ed è un regalo.

C’è metodo, in ogni cosa che fa. Disegna o sta pensando di disegnare, rivendica a ogni minuto che rispetta ogni consegna, che è un professionista, che è uno che sa come si fa. Si sente stocazzo e dopo pochi secondi finisce in sticazzi.

Il libro è tutto questo e molto di più. Perché al di là dell’ucronia e dell’Urania, Makkox vede cose che non esistono e che non cogliamo. Come se avesse un senso in più. E ha a che fare con quell’umanità che da orso polare cerca sempre di negare, ma è il suo vero segreto. Tutto è emozione.

Lo trovate qui. E torneremo a parlarne ancora.

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