Mi chiedono: perché Ossigeno? Perché una rivista, in un’epoca che sembra lontana anni luce dalla riflessione e dai tempi e dai pensieri lunghi?

Nella domanda è già contenuta la risposta, credo.

Le ragioni però sono numerose. Vi dico le mie, da editore.

È sempre una questione di mancanza, di mancanze. Quello che c’è – che non è moltissimo, peraltro – non ci deve bastare. Perché l’appassionante sta proprio lì, nell’immaginare e rendere possibili le cose che ancora non ci sono. Sennò quel che resta è fermare gli altri, ma chi ferma è perduto.

Sono anni che fermiamo qualcuno e qualcosa, senza muoverci di un passo. Siamo alla più tetragona difesa dello status quo e poco altro.

Immaginare non significa fantasticare, significa provare a proporre un modello di società che non c’è, che non è dato, che non pare interessare a nessuno, perché sono tutti dentro lo schema, dentro la scatola.

Ossigeno vuole essere un modesto e però convinto tentativo di evasione. E se volete anche un piccolo tutorial per metterci in salvo, pensando alla complessità del mondo in cui viviamo e al pericolo che si fratturi e addirittura finisca. E non perché avremo trovato qualcosa di meglio, per una sorta di implosione, purtroppo.

Anche la delusione ha deluso. Tutti si appellano ai delusi dopo averli delusi, come ha ricordato una volta il maestro Tiberi.

E secondo la morale dominante la via d’uscita non è mai politica. C’è stato un tempo in cui a sinistra tutto era politica. Era troppo, ma ora più niente è politica, nemmeno la politica stessa. Che si limita a cercare consenso e potere e poi non sa bene che cosa farci.

Ossigeno – per sua natura altamente reattivo – vuole reagire a questa situazione, a questo modo di pensare, a questo atteggiamento: quasi un’indisposizione dell’animo.

Viviamo in un mondo precario, anzi sprecario, in cui non si conserva nulla se non la conservazione.

E c’è un’ultima ragione, forse la più importante: che tutto in questo Paese è condizionato. Anche i riflessi. Anche l’aria. La libertà d’espressione è negoziata, stressata dalle convenienze, orientata da un sistema controllatissimo, pieno zeppo di conflitti di interesse, gestito da consorterie che non sono nient’altro che il retaggio di un mondo che non c’è già più.

Reagire a tutto questo è un buon modo per iniziare a immaginare qualcosa di diverso.

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