C’è una forte tentazione, di fronte alle novità, di tornare al passato. È come un capovolgimento della prospettiva che vi si è sempre stata.
Tutti ricorderanno lo splendido dialogo che Giacomo Leopardi pone tra un venditore di almanacchi e un passeggere. Il venditore di almanacchi asserisce, comprensibilmente, che ogni anno che verrà è migliore di quello che l’ha preceduto. E, con grande garbo e con grande raffinatezza, Leopardi in quel dialogo, in quello scritto, ci spiega che in realtà è il fascino del futuro che rende migliore l’attesa dell’anno a venire, degli anni a venire. Il fascino del futuro, il fascino di quello che l’umanità può fare di fare di stagione in stagione, contro la tentazione e la pretesa che i giovani siano ingabbiati nelle formule, negli strumenti e nelle soluzioni del passato, dei vecchi che li hanno preceduti.
Questa è un’indicazione di fondo che non può che far optare ovviamente per l’utopia, che è tutt’altro che uscire dalla realtà, è tutt’altro che una fuga dal reale. E, del resto, quando Tommaso Moro, cinque secoli addietro, scrisse ‘Utopia’ poi adottò comportamenti così concreti nella vita reale da sacrificare la propria vita a un obbligo morale. Perché in realtà, Professor Giovannini, tra utopia e dovere morale c’è una strettissima connessione.

Sergio Mattarella, il nostro Presidente, intervenendo alla cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico 2019/2020 dell’Università degli Studi di Parma.

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