Continuiamo a parlare di linee di confine, di barriere, di muri e di recinti.

Dave Eggers ci parla di una strada, tracciata per collegare da un capo all’altro un paese devastato dalla guerra civile. La strada e La parata (Feltrinelli) che si dovrà tenere su quella linea d’asfalto rappresentano un evento, un fatto epocale.

Quattro e Nove sono i due protagonisti di questa vicenda. Dal punto di vista di Quattro, l’impeccabile stakanovista, si racconta di quanto poco lo sia Nove, che vive di distrazioni e che segue un suo percorso, che con la strada coincide solo raramente, troppo raramente. Quattro lo detesta, è un elemento di disturbo per lui inaccettabile. Insieme, Quattro più Nove, potremmo dire, rappresentano il nostro modo di vivere il Sud del mondo, all’insegna di un progresso che si sviluppi come una strada diritta, tracciata nel nulla, ovvero quella di un’esperienza esotica, a volte generosa, spesso predatrice.

Eggers coglie l’essenza di questi atteggiamenti e i suoi due ‘numeri’ non fanno nient’altro che rappresentarli, soprattutto quando si trovano ad interagire con i locali, in vicende misteriose e però semplicissime, quasi proverbiali.

Una strada «nera come la liquirizia», «che porta comprensione», che tutti aspettano per ricucire il paese. Così ci viene presentata. E la tensione cresce, rispetto all’obiettivo, fino alla fine del libro, che si conclude in un finale esplosivo. Che spiega tutto quanto e che sarete voi a spoilerare, leggendolo.

#ilibrideglialtri

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