Ringrazio i molti che stanno rispondendo alle «10 domande a tutti quanti» formulate qualche ora fa. Continuiamo a ragionare, da elettori, su ciò che ci attende e ciò che ci auguriamo possa accadere. È un esercizio molto utile, almeno per me.

Nel frattempo, questa mattina, leggo una raffica di dichiarazioni sulle Regionali dell’Abruzzo, e mi pare che siano quasi tutte fuori bersaglio (a parte Massimo Cacciari). Leggo dell’inizio della fine del M5s e della ripresa del centrosinistra, come se fossero tendenze nette e inequivocabili e, insieme, presagi di chissà cosa.

La verità è che se c’è una cosa che confermano questi dati, parzialissimi e legati a una competizione amministrativa, in cui i valori sono sempre favorevoli al centrosinistra e sfavorevoli al M5s, è lo spostamento a destra di tutto quanto l’asse politico e ancor prima culturale del nostro paese.

È ovvio che il Pd non sia più autosufficiente, non lo è da tempo, almeno da tre anni. Ma non è affatto chiaro, ancora, a dove porterà questa banalissima considerazione. Se porterà a un fronte, a una coalizione, a un listone, a una lista aperta o forse solo socchiusa. Se guarderà a Forza Italia, ai delusi centristi o se guarderà dall’altra parte. Spero che nessuno si sogni di fare entrambe le cose, tra l’altro.

E non è affatto chiara un’altra cosa, ben più importante delle formule organizzative che tanto appassionano i commentatori: qual è l’idea di società, se ce n’è una condivisa, che questa nuova proposta – sempre che sia nuova – offrirà.

Dall’altra parte, giocano pesante: nazionalismo, antieuropeismo, ribellismo, negazionismo dei cambiamenti climatici, maschilismo, razzismo istituzionalizzato. Dal punto di vista economico, un pasticcio.

Si dirà: è già parecchio, dire no a tutto questo è già molto. All’estremismo violento basta contrapporre una sana moderazione, sostengono in molti. A me sembra ancora mancare il cuore di quell’alternativa. Che non può essere vago, che non può pensarsi solo in termini di negazione di ciò che si vede e che subiamo.

Che cosa pensa davvero chi si oppone all’attuale maggioranza, e al suo leader, Salvini, che avanza? Che cosa propone come misure sociali migliori e più convincenti e più sostenibili e più egualitarie di quelle messe in campo dal governo? Quali sono i cambiamenti che vorrebbe portare in Europa (perché siamo tutti d’accordo che così non si va molto lontano, giusto?)?

Non si tratta di piccole cose, ma di grandi questioni, perché è sul campo delle grandi questioni che quegli altri si muovono, se non lo abbiamo ancora capito.

E sono domande, certo, ma se non ce le poniamo, pure le risposte ci deluderanno.

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