L’altra sera durante la presentazione del libro dedicato a Liliana Segre abbiamo discusso di quali possano essere gli anticorpi

La risposta è che gli anticorpi sono i corpi, e non è un gioco di parole. È il rispetto che si deve loro portare, è la presenza che devono manifestare. Vale per le migrazioni, certamente, vale per le minoranze, sicuro, ma vale per tutti anche per chi si sente al di sopra di ogni pericolo.

E solo se saremo presenti, con i nostri corpi, si potrà fermare quella deriva che percepiamo e che porterà solo guai, come ha già fatto solo due generazioni fa, anche se tendiamo a dimenticarlo.

Una presenza che è alla base anche di quella politica che si è perduta, perché non se ne coglie più il senso. Per poter dire ai nostri nipoti, come quelli a cui si rivolge Segre, io c’ero. Ero lì. Fisicamente e, quindi, politicamente. Non stavo da un’altra parte, non guardavo da un’altra parte. Mi guardavo intorno, invece, e riconoscevo le persone intorno a me.

Sarebbe importante poterlo dire, tra qualche anno, a chi ce lo chiederà.

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