Domani non sarò a Bologna agli Stati generali delle donne di Possibile, promossi da Beatrice Brignone, per una sola ragione (importante): è il giorno della festa di compleanno di Nina.

Per il resto trovo che l’iniziativa sia la più importante da molto tempo a questa parte e consiglio la partecipazione a tutte e tutti.

Perché le donne non sono una minoranza e non rappresentano una questione di minoranza, come molti commentatori (maschile) continuano a ripetere in modo ossessivo. Perché, come dimostra la mobilitazione di Non una di meno (la loro «agitazione permanente»), rappresentano la questione politica, con una forza soggettiva straordinaria. Soggettiva e però universale, altro che minoranza. Le disuguaglianze, i condizionamenti culturali, la biopolitica sono, nella loro iniziativa politicissima, all’avanguardia del pensiero critico, in un mondo sempre più impoverito, in cui la gerarchia si nasconde dietro una (falsa) disintermediazione.

Rispetto a una politica che ha perso la «relazione», è la risposta più forte che ci possa essere. Rispetto a un andazzo sempre più autoritario e violento, è la contromossa che serve, a tutti quanti. Rispetto a un dibattito sempre più povero e limitato, è l’apertura di soglie di comprensione e di scenari inediti.

Buon lavoro, ragazze.

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