Il messaggio di Liliana Segre alla piazza milanese #IntolleranzaZero, domenica 30 settembre 2018:

Mentre l’Italia “ufficiale” ricorda l’ottantesimo anniversario delle leggi razziste del 1938, e lo fa (finalmente) con grande partecipazione e consapevolezza, dalla “pancia” del Paese emergono diffusi segnali della rinascita di correnti razziste, xenofobe, nazionaliste, quando non apertamente fasciste o neonaziste.
Questo è per me motivo di grande sconforto.
Dopo la fine della guerra, quando il 2 giugno 1946 si tennero le prime elezioni libere dopo la lunga dittatura, avevo quindici anni e non potevo votare, però ho ancora dentro quella sensazione di gioia collettiva. Qualcosa di nuovo dopo tante tragedie, l’esplosione di felicità per questa Italia ritrovata, in ricostruzione, ottimista, questo mondo intorno a me che festeggiava, anche se io ero personalmente lacerata. Ero una vecchia ragazza che aveva già visto l’indicibile.
Il lutto e la disperazione provocati dal nazifascismo creavano una sorta di pudore intorno a certe tendenze; chi era ancora razzista si vergognava di farlo sapere.
Il lutto e la disperazione provocati dal nazifascismo creavano una sorta di pudore intorno a certe tendenze; chi era ancora razzista si vergognava di farlo sapere.
Ci eravamo illusi, allora, che le dottrine di morte fossero state talmente squalificate dalla storia da non avere più alcuna possibilità di essere ascoltate.
Purtroppo non era così. Purtroppo il tempo ha cancellato la memoria delle tragedie e quei sentimenti osceni che erano stati tenuti nascosti per decenni li sento di nuovo risuonare come una musica tragica, proprio in concomitanza con l’anniversario della campagna razziale mussoliniana.
Per questo oggi sono idealmente con voi nel chiedere «Intolleranza Zero», per trasmettere ancora una volta il testimone di un impegno che non è contro qualcuno, ma per preservare gelosamente i beni comuni della convivenza civile, della democrazia, della libertà, del rispetto delle minoranze, dell’uguaglianza davanti alla legge. Oggi sono conquiste che diamo per scontate, sono un dato di natura come l’aria che respiriamo. Se solo tutti sapessimo — come sa chi fu privato di quell’aria — che valore hanno, le custodiremmo non soltanto con forza ma anche con amore.

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