Chi è passato dall’opposizione alla maggioranza ha trascorso anni a dire cose che non si possono realizzare e, da qualche mese, passa il tempo a non farle (appunto) e a dire cose che non esistono. Ne abbiamo avuti di fenomeni al governo, esperti in iperboli, esagerazioni, slogan maestosi e monumentali panzane. Ma un simile concentrato di idiozie, di incoerenze e di falsità non si era mai visto.

Il falso e l’errore però sono a loro funzionali, per la ben nota trappola del populismo e dell’avvelenamento dei pozzi. Se tutto è impreciso e confuso, la precisione andrà ancor meno di moda. Se tutto è avvelenato, qualsiasi posizione circa qualsivoglia argomento sarà scambiata per polemica e diventerà polemica. E si annullerà, come tutto il resto.

La competenza, poi, è meglio non averla, perché è sospetta di suo. Se qualcuno sa qualcosa, conosce una questione, ha approfondito una materia, va allontanato. Viene in mente quello sketch di Francesco Salvi in cui si parlava di un tale che «ha un’ignoranza enciclopedica: non sa niente di tutto! Di cose di cui io non ne ho la minima idea, lui ne sa ancora di meno!». Così si fa.

Nel frattempo l’opposizione parlamentare, dopo un estenuante dibattito sulle cene e sullo scioglimento tipo profezia che si autoavvera, si diletta con video realizzati come quelli degli account fake, indaga tipo Hercule Poirot sui biglietti aerei («it’s the economy, stupid»), attacca il portavoce di Palazzo Chigi per poi scoprire che è pagato quanto il precedente e contribuisce così a appesantire un campo già allagato, senza forse rendersene conto.

Sarebbe forse meglio cambiare campo: non porterà alcun giovamento e alcun beneficio, ma se si desidera un futuro diverso, è meglio iniziare a lavorarci. Stare al loro gioco può essere fatale.

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