Riace, semplicemente, dimostra che esiste un modo migliore di fare le cose, non solo più umano, ma più intelligente e più conveniente. Più sicuro, anche, perché l’approccio comunitario, partecipato e consapevole riduce i conflitti, le ghettizzazioni, le divisioni.

I soldi dell’accoglienza, vale la pena di ripeterlo per la milionesima volta, vanno agli italiani. Quasi tutti i 35 euro. E possono essere spesi male e entrare in circuiti opachi o addirittura criminali oppure essere gestiti per accogliere dignitosamente le persone e offrire loro percorsi di ‘integrazione’ e nello stesso tempo per dare strumenti e servizi alle comunità che le ospitano, come tutta la costa jonica, con i suoi borghi, dimostra.

Mettere tutti contro tutti, soprattutto chi ha meno, è tipico di una idea di società che la società finisce con il negarla. Vale per i rapporti tra connazionali, vale in generale per i rapporti tra le persone.

E chi ti racconta che li respinge, li blocca, li rimanda indietro, facendo a gara a chi ne respinge di più, come abbiamo visto ieri, proprio mentre in Libia esplodevano nuovi combattimenti, racconta un sacco di bugie. La spara grossa, come ha detto un esponente del governo commentando promesse elettorali truffaldine. Incuranti dei tantissimi soldi che spendiamo per trattenere le persone in Libia e in Turchia perché li rinchiudano nei centri di detenzione ai nostri confini, dovremmo preoccuparci almeno che i nostri soldi che vanno agli italiani siano spesi per cercare di inserire e integrare quella parte minoritaria tra i richiedenti asilo che in Italia vuole rimanere, nel nostro tessuto sociale e culturale, e farlo nel rispetto di chi è qui da tanto, di chi è qui da un po’, di chi è appena arrivato.

Non è questione di “modello Riace”, che non è affatto detto sia applicabile ovunque, è questione di prendere a modello l’approccio politico e amministrativo, che altrimenti sembra essere “spostiamoli fuori del centro, fuori dal Comune, fuori dai confini”, come se allontanare la questione dalla vista risolvesse il problema.

Ora che abbiamo parlato di accoglienza intelligente invece di dire che devono stare a casa loro, ci scriveranno le solite enormità i nazionalisti e i fascisti, digitando su Twitter dai loro smartphone pieni di coltan estratto probabilmente nelle regioni del Congo orientale, utilizzando schiavi, finanziando signori della guerra, distruggendo il territorio. Perché li vogliamo aiutare a casa loro.

  •  
  •  
  •  
  •  

Commenti

commenti