Per qualche ora – ma ha già cambiato idea – il Pd ha lanciato la coalizione larga, dopo averla negata per anni, attraverso il suo segretario: da «il nuovo ulivo fa sbadigliare» all’Italicum con il premio alla lista, passando per il partito della nazione del tuttidentro. Una carriera costruita contro le coalizioni, praticamente.

Ora con il Rosatellum ha riscoperto le coalizioni (che esistono solo in Italia, bisogna ricordarlo sempre). Purtroppo nella coalizione gli è rimasto solo Alfano, mentre gli alfaniani, come insegna la Sicilia, sono già tornati alla casa del padre Silvio. Dice che forse anche Pisapia lo raggiunge, anche se Pisapia aveva richiesto come condizione che non ci fosse Alfano, ma sono dettagli.

Per il resto, la coalizione non cambia la linea, non mette in discussione le politiche, non ha nulla da condividere con gli altri. È una coalizione paratattica, come prevede lo stesso Rosatellum: ognuno con il proprio leader e con il proprio programma.

Per affinità con le principali scelte della legislatura che volge al tramonto, il partito del governo dovrebbe scegliere come alleato Forza Italia, che è molto più affine di altri alle sue linee guida: maggiore libertà di licenziamento, tratti vagamente antisindacali, euroscetticismo, imu abolita, soglia del contante, ponte sullo Stretto e grandi opere, ora anche le intercettazioni. Non è una provocazione, la mia: è soltanto una ricostruzione di ciò che è successo negli ultimi anni, in cui – a detta dello stesso leader assoluto – Berlusconi prometteva, Renzi realizzava.

Per quanto riguarda gli «uomini», l’idea è quella di una coalizione magica, che coincide con il giglio e con pochi altri. Purché siano d’accordo, perinde ac cadaver, con la linea.

Una coalizione che va dal collegio dei Boschi ai Lotti del proporzionale. Una coalizione stretta, intorno al leader, quasi una muta. In tutti i sensi.

  •  
  •  
  •  
  •  

Commenti

commenti