Il 20 settembre dovrebbe essere un momento di riflessione sull’autonomia e sulla laicità della Repubblica.

Non va proprio benissimo con la laicità: tra il bacio di San Gennaro e il cosiddetto «Ius soli» che è il Vaticano a sollecitare al Parlamento italiano (!), la politica italiana non è proprio un modello di laicità, di questi tempi.

In attesa che il biotestamento sia approvato in Senato, che nuove regole consentano adozioni più estese (a cominciare dal superamento dell’incredibile vicenda delle stepchild), che i diritti delle donne siano definiti dal legislatori e non ristabiliti dalla Corte costituzionale, che si possa parlare (laicamente) di legalizzazione della cannabis; che si possa discutere con laicità dell’8 per mille e dell’Imu, che si possa affrontare anche nel nostro paese la questione sollevata dal ‘caso’ Spotlight; in attesa di tutto ciò si fa rilevare che il problema della laicità è ben più profondo e essenziale perché la Repubblica riesca ad affrontare le questioni che si impongono con la globalizzazione, con l’incontro tra culture diverse, per il rispetto delle sensibilità di ciascuno e per l’affermazione di un quadro (repubblicano, appunto) di diritti e di doveri.

Con Possibile lo caldeggiamo puntualmente, in grande solitudine: quasi tutti gli altri gruppi e soggetti politici, quando se ne parlano, dormono sonni dogmatici. Perché anche in questo caso, ti spiegano, c’è sempre qualcosa d’altro di cui parlare. Come se non fosse importante, la Repubblica. E con essa la laicità necessaria.

  •  
  •  
  •  
  •  

Commenti

commenti