Mario Catania è un deputato eletto con Scelta civica. La sua proposta per la consistente riduzione del consumo di suolo risale però al 2012, quando era ministro del governo Monti.

Già allora si parlava della sua proposta come di una soluzione necessaria, prioritaria, decisiva per tutelare il nostro territorio e il nostro paesaggio.

Poi la legislatura si chiuse, e non se ne fece nulla.

Nel 2013 Catania è stato rieletto e ha subito ripresentato la sua proposta, che è stata ripresa in parte da un nuovo testo presentato da De Girolamo, quando era ministra, che è stato discusso alla Camera: un ‘pacchetto’ profondamente ridimensionato e alla fine approvato con un testo debolissimo, una sorta di simulacro della formulazione iniziale della proposta di Catania e di altri colleghi che a loro volta si erano esercitati sul tema.

La proposta è ferma in Senato, impaludata. Nel frattempo, dal Senato arriva la proposta Falanga che rischia di favorire l’abusivismo che idealmente vorrebbe contrastare. E leggiamo, in proposito, i distinguo dei 5 stelle – l’onestà si ferma sulla soglia delle case abusive, evidentemente – e dell’immancabile De Luca, uomo forte del partito del governo al Sud.

Ecco, abbiamo consumato suolo, una intera legislatura e un concetto, quello della legalità, che fatica a farsi strada e che precipita letteralmente quando si avvicinano le campagne elettorali.

Inutile dire che tutto questo si inserisce in una generale sottovalutazione e fraintendimento di tutta la partita ambientale.

Una proposta di governo degna di questo nome – come dice il nostro «Manifesto» – non può non tenerne conto. Per cambiare. Fin dalle fondamenta, appunto.

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