Mentre si vota a giugno, ma anche a settembre, forse a ottobre, più probabilmente a febbraio, con una legge elettorale che è un doppio Italicum dimezzato oppure un Consultellum rivisitato ovvero ancora Mattarellum verdinizzato, tra lo Ngorongoro e il Serengeti si assiste al maestoso spettacolo della discesa dal carro del vincitore (che ha perso), di cui avete una straordinaria testimonianza in questo pezzo di De Angelis.

Dalle magliette sulle quali campeggiava il mitico «Keep calm and rottama» è stato tolto «rottama». L’importante è mantenere la calma. «Don’t panic».

Per evitare di farsi del male, è meglio non precipitarsi, non accalcarsi, scendere con ordine, in fila indiana, seguendo le istruzioni delle hostess e degli steward che vi accompagnano verso l’uscita, ricordandovi di ripetere alcune formule rituali: su tutte una dura critica al «decisionismo declamatorio», con aggiunta di «personalizzazione». Un ramoscello d’Ulivo per rivolgersi a sinistra e un appello al fronte dei responsabili a destra, per evitare che vincano gli altri e le loro politiche, anche se non è ben chiaro chi siano gli altri e le loro politiche.

Giunti sulla soglia, per alcuni la parola d’ordine per aprire le porte della nuova stagione politica è «Alfano», nel senso che basta togliere Alfano per rifare il centrosinistra. Per altri la parola d’ordine è «Alfano», nel senso che basta aggiungere Alfano per fermare i populisti.

I cerchi magici diventano concentrici eppure centrifughi e la centrifuga è anche la sensazione psicologica che si prova, dopo avere apprezzato la calca del carro quando era strapieno, tra solitudini e spaesamenti.

Chi ha votato sì minimizza e auspica una riconciliazione con chi ha votato no. Chi ha votato no apprezza chi ha votato sì, soprattutto perché ha perso.

Nel frattempo, tutti scappano da se stessi, inseguiti dai ministri che sono gli stessi di prima o inseguendoli come se fossero prede, con aggiunta di Minniti che a sua volta all’Interno sta rifondando il centrodestra di ispirazione maronita

Tutti ripetono che si devono portare a termine le riforme del governo precedente, però non ne sono più tanto convinti, se è vero che cercano ogni volta che possono di far sparire le prove, di costruirsi alibi, di occultare le situazioni più imbarazzanti.

In lontananza gli elettori reclamano una qualche attenzione, ma il frastuono della discesa impedisce di udirne i richiami.

La sera scende con il suo mantello e non si è votato nemmeno oggi. Forse domani? Chissà.

 

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