Questo è il commento di Dario, un amico, all'osteria sotto casa. Ed è la sensazione del dopo voto.

Nessuna pausa di riflessione, nessuna sospensione sabbatica, i toni e i metodi di sempre.

La direzione-specchio del Pd di ieri ne è la dimostrazione plastica, come lo è stato il disagio di Walter Tocci

Il punto è che ci ritroviamo con due leggi elettorali per Camera e Senato, come richiesto da una parte del Pd e come votato nel pacchetto fiducia all'inizio del maggio 2015 (per i commentatori più incauti, vorrei precisare che non sottoscrissi quella proposta e che non votai quella legge). Con una legge, l'Italicum, che favorisce gli altri, pur (o, forse, proprio) perché è stata pensata per se stessi. Anzi, per se stesso.

Ormai tutti sembrano ammettere che abbia vizi di costituzionalità: notevole.

Ci ritroviamo allo stesso punto dell'avvio di questa legislatura (per i commentatori più incauti, per me si poteva tornare a votare già allora, nel 2013 o nel 2014, dopo il congresso di allora, ma poi partì il governo Napolitano che sarebbe dovuto durare due anni e successivamente il nuovo segretario del Pd, eletto esattamente tre anni fa, decise di andare avanti fino alla fine della legislatura). Come allora lo spauracchio è la vittoria degli altri, argomento che consente di fare un po' quello che si vuole. Tutto e il contrario di tutto. E di farsi del male, anche.

Intanto fioccano riflessioni sulle alleanze, escluse dallo schema renziano dell'Italicum, come ricorderete: mentre Pisapia propone l'alleanza con il Pd ma senza Ncd, Delrio in tv spiega che si deve andare al voto con gli alleati del centrodestra. Per evitare che vincano gli altri, ovviamente. Senza alcuna riflessione su ciò che è stato, senza alcun giudizio politico se non sul posizionamento e la convenienza.

Quando Renzi prese il potere adottò l'immagine delle vite dei videogiochi a simboleggiare gli anni della legislatura e rivolgendosi ai parlamentari disse: ne avete usata solo una, perché buttare via le altre quattro? Ora di vita ne rimane solo una, forse mezza, anche nessuna.

Fate presto, insomma, come titolava quel giornale. Fate in fretta, traduce subito il renzismo di governo. Anche a costo di bluffare pesante: perché quando si appella al (fantomatico, sotto il profilo politico) fronte del No per formare un governo, sa benissimo di prendere in giro il Parlamento e se stesso. In Parlamento il Pd gode del premio di maggioranza dichiarato incostituzionale il 4 dicembre 2013. Premio che ha utilizzato senza fare una piega per riformare male la Costituzione. E che ora finge di non avere.

L'unico che può dare una forma al disastro combinato dal partito di maggioranza è il Presidente della Repubblica. A cui diremo quello che trovate qui, con un'aggiunta: che tutte le leggi elettorali a disposizione in Europa sono meglio dell'Italicum. E che ci sembra giusto consentire ai cittadini italiani di tornare a votare con una legge elettorale democratica, senza trucchi, senza sproporzioni, senza inganni. Tutto il resto fa parte di una campagna elettorale che è già iniziata. E per qualcuno non era mai finita.

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