Daniela mi segnala questo articolo di Ilvo Diamanti su Michel Rocard. Il suo ricordo ci riporta a Central Park, a progetti per il futuro, a una visione per i prossimi anni, non solo alla prossima agenzia.

Dei “cugini” francesi, per esempio, ci interessano soprattutto i protagonisti dello spettacolo e della cultura. Registi, attori, scrittori. Molto meno i “politici”. A meno che non si tratti di casi estremi. “Spettacolari”, appunto. Populisti di vario genere e tipo. In Francia: Marine Le Pen. D’altronde, anche in Italia i riflettori dei media sono puntati, a pieno tempo, su Grillo e Salvini. Al più, su Renzi. Perché è pop, come Berlusconi. Michel Rocard, invece, era un leader realista. Moderato. E socialista. In Italia, di socialisti non ce ne sono più. Da tempo. L’unico soggetto politico che conti è il Pd. Un post-partito che riassume post-comunisti e, soprattutto, post-democristiano. Guidato da un post-leader, come Matteo Renzi. Di fronte, a sfidarli, antipartiti. E antipolitici. M5s, Lega e FdI. Di Berlusconi si sono perse le tracce. Così, Michel Rocard non fa notizia perché è troppo “normale”. Come la sua biografia. Come la sua esperienza politica. D’altronde, in questi tempi veloci, nei quali, soprattutto in politica, conta l’immagine. Contano i media. In questi tempi senza tempo, bloccati in un presente infinito: Rocard era, ormai, più fuori luogo. Perché privilegiava i tempi lunghi. Lo mostra in modo esemplare questa sua frase (che mi ha segnalato Eric Jozsef). “Le buone cose hanno bisogno di tempo. Sono lente a nascere. Se piantate un albero non vale la pena di spingere per farlo crescere più in fretta. In politica è la stessa cosa”.

Ricordare Rocard: spero che possa restituirci almeno un po’ di memoria. Un po’ di pazienza. E ci aiuti a non arrenderci alla politica dell’immediato.

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