Ci dicevano che era la legge più bella del mondo, che volevano copiarcela tutti, che la Spagna se la sarebbe presa in quattro e quattr'otto… Ci avevano puntato tutto, dal patto del Nazareno alla questione di fiducia sul voto finale. Già, perfino la fiducia sul voto finale, che non aveva messo neppure Berlusconi sul porcellum, che su una legge elettorale, infatti, non si vedeva dal '53, quando era stata chiesta su una assai più ragionevole dell'Italicum e che pure ebbero la pudicizia di chiamare "truffa", mentre le forze politiche e sociali di sinistra scendevano in piazza a contestarla.

Tutt'altro trattamento di quello riservato al nascente Italicum, figlio prediletto del governo Renzi e anzi, anche un po' padre, perché in fondo tutto comincia al Nazareno proprio dall'accordo sulla legge elettorale (poi venuto meno). E infatti quando alla fine di aprile 2015 fu assunta la (gravissima) decisione di porre la fiducia su questa legge elettorale il Premier dichiarava che il Governo così si assumeva le sue responsabilità.

Ecco.

Poi, dopo tanto sprint, come al solito, si è visto che non serviva a nulla. Anche perché la legge era destinata a un sonno di circa quattordici mesi. Una norma infatti la rendeva applicabile soltanto dal primo luglio 2016. 

Ci siamo. Oggi la bella addormentata si è svegliata. Ma davvero in pessimo stato. In questi quattordici mesi è invecchiata moltissimo e i suoi amici fanno finta di non riconoscerla. "Italicum chi?"

Così già è partita la squadra dei sofisticati ingegneri delle istituzioni che proporranno le solite toppe per un sistema che – come diciamo dall'inizio – non sta in piedi per un semplice motivo: sacrifica senza limiti il voto dei cittadini.

La soluzione quindi non è nell'emendare l'Italicum ma nell'approvare un'altra legge. Lo abbiamo detto più volte: sulla base delle proposte presentate il Mattarellum sembrerebbe avere la maggioranza in questo Parlamento. E sembra ancora più giovane del povero Italicum. 

Giuseppe Civati e Andrea Pertici

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