Un premier che è in tv dalla mattina alla sera (tra poco lo vedremo alle prese con il meteo), che accentra ogni dialettica politica su di sé, che divide tutto tra chi sta con il governo e chi sta contro, che ‘polarizza’ e brutalizza chi non dà per scontata la reductio ad unum (vera matrice di tutto quanto sta accadendo nella politica italiana), che supera destra e sinistra in ragione della propria maggioranza (ormai Verdini è primo stratega con buona pace di tutti gli altri) sostiene che sono gli altri a personalizzare, cercando lo scontro.

Rocco Olita ha già risposto con chiarezza.

Vorrei aggiungere solo qualche considerazione. Da tre anni seguo, giorno dopo giorno, la partita delle riforme. Ho sempre posto questioni di merito. Ho sempre richiamato l’attenzione dell’opinione pubblica, anche quando molti colleghi mi spiegavano che del Senato non importava niente a nessuno, che si trattava di questione secondaria, che non avrebbe avuto alcuna importanza politica. Anche quando non si trovava praticamente da nessuna parte nemmeno un editoriale, nemmeno una riga di preoccupazione o di allerta da parte di chi ora parla di deriva autoritaria, di pericolo, di allarme democratico.

Ho segnalato le incongruenze e le contraddizioni della riforma, il suo basso profilo e i rischi a cui può portare. Non solo pensando a questo governo, ma a qualsiasi governo (spersonalizzando, dunque, come si dovrebbe fare sempre quando si discute di riforme della Costituzione e di sistemi elettorali). Non tanto per ribadire una diversità di opinione rispetto a questo governo ci sono mille occasioni per farlo), ma ricordando che la discussione sulla Costituzione precede qualsiasi divisione politica.

Quindi, tutto il contrario di una personalizzazione, a cui tengo solo per un motivo: perché spero che di fronte a tutto questo chi non è d’accordo si impegni di persona, personalmente, diventi comitato di se stesso e faccia informazione e controinformazione per promuovere le sacrosante ragioni del no e una cultura politica radicalmente diversa. Credo che i prossimi mesi siano decisivi. Per quanto mi riguarda personalmente e con Possibile metteremo a disposizione tutto ciò che possiamo: strumenti, elementi di comprensione, opinioni qualificate, pubblicazioni, web, applicazioni, appuntamenti, una mobilitazione che unirà i ‘puntini’ con un lungo e largo viaggio in Italia. A tu per tu con i cittadini, accompagnando al no, i sì che vorremmo rispetto allo schema istituzionale che avremmo voluto e che vorremmo e i sì che ci piacerebbe vedere al governo. All’insegna di «un altro tipo di futuro», più bello, più egualitario, più democratico. Personalizzando solo perché ci crediamo.

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