Il modello di cui si parla non esiste più.

L’autoproduzione da energie pulite di cui abbiamo parlato oggi al convegno di Legambiente è una soluzione efficiente, democratica, sovrana (a proposito dell’abusatissimo tema della sovranità, frainteso da molti) che supera di slancio molte categorie che ancora sono adottate come le uniche modalità per interpretare economia e produzione.

Si sottrae alla banale contrapposizione tra Stato e mercato, è selettivamente decrescitista, si coniuga perfettamente con la riduzione dei consumi (a proposito di Pil), può creare l’occasione per una gestione autonoma e comunitaria al limite dell’anarchismo, verrebbe da dire. Un impianto liberale (nel senso buono) e solidale, di nuovo e inedito segno, che guarda al futuro ma che in realtà è già in gioco.

Ed è la chiave di un progetto di governo: perché riguarda i diritti di accesso, i servizi al cittadino, lo stesso welfare, come ha spiegato benissimo Ivan Stomeo nel suo intervento. E ciò che vale per l’energia potrebbe essere la matrice per molte altre cose.

Un passaggio tecnologico ma soprattutto culturale.

A Melpignano le rinnovabili prodotte in loco sostengono anche i servizi al cittadino, dall’acqua al diritto allo studio (si legga: libri di testo gratuiti per 60 famiglie e 18 bambini che accedono gratis alla mensa scolastica).

Una semplificazione e un’accelerazione in questo senso sarebbe necessario, tipo la pillola (quella giusta) di Matrix. E sono categorie pur molto gettonate e molto spesso non applicate, soprattutto in campo ambientale, dove tutto è opaco e confuso da norme spesso in conflitto tra loro.

Verso l’autonomia e verso l’indipendenza dalle fonti fossili, dalle terribili questioni geopolitiche, per liberare i nostri figli dalla dipendenza da uno sceicco o un dittatore, da costi insostenibili e non competitivi.

Nicola Verruzzi, sindaco di Montieri, ha ricordato quanto sia importante anche per la sostenibilità economica e ambientale delle comunità locali, in un momento in cui tutto si ricentralizza in ogni campo. Verruzzi chiede che la politica cambi perché è incredibile che faccia il contrario.

Ed è così: per chi ama il nuovo, quello vero, la libertà e l’autonomia, quelle profonde e non sloganistiche, e che guarda caso si coniugano con l’uguaglianza.

Al solito, sembrano cose piccole. E lo sono. Ma sono tantissime. E possiamo essere tantissimi.

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