Leggo dell’appassionante dibattito su “destra e sinistra che non ci sono più” che fa discutere a Firenze. Che poi uno alla stazione, se non ci sono più né destra né sinistra, da quale parte entra?

A me fa un po’ sorridere: la Le Pen, anche nella versione Mini-Me, anzi Mini-Marion, non è di destra? E Trump? E Rajoy, per dirne un altro?

E la crociata dei presepi?

E il turboliberismo degli stracci e truffaldino che è passato dai fratelli Lehman agli sportelli di Arezzo e di mezza Italia?

Lo ribadiamo per l’ennesima volta: chi dice che non esistono più né destra né sinistra, è di destra. E potrebbe limitarsi a confessarlo. E a dire che per lui non esiste più la sinistra, che dà fastidio, che provoca contraddizioni, che mette in dubbio che tutto ciò che è reale sia anche razionale, rompendo le scatole.

Oppure, se proprio, ammettere di essere di centro. Ovvero di non voler concedere spazi all’estremismo ma senza cambiare i veri valori in gioco, senza esagerare con i diritti, l’uguaglianza, la concorrenza, la progressività. E piantarla lì.

Certo, centro è meno cool di “né di destra, né di sinistra”. Fa più Casini diciamo che Blair. Ma di questo si tratta.

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