Ieri sera e questa mattina con Andrea Maestri siamo stati al centro Baobab per esprimere la vicinanza di Possibile (e nostra personale) ai volontari del centro.

Non si può aprire il giubileo chiudendo il Baobab, simbolo della solidarietà della Roma migliore. Legalizzare il Baobab non significa sgomberarlo, ma dare uno spazio a chi ha dimostrato un impegno lungo mesi, prendendosi cura di 35000 persone che sono transitate nel nostro Paese, dando assistenza fino a 800 persone in un giorno solo. Nella sala della famosa foto con Buzzi e i maggiorenti della politica romana, ora ci stanno le persone che vengono dall’altra parte del mare e che meritano di essere assistite con dignità. Legalizzare significa rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana (così dice la cosa più legale che ci sia, la nostra Costituzione), non mettere banalmente un lucchetto al cancello. 

Più che il fabbro la Repubblica italiana avrebbe dovuto mandare un ministro, per valorizzare questa esperienza, che non è costata un euro alle casse dello Stato ma ha visto la solidarietà di migliaia di persone, nonché la vicinanza del pontefice, che proprio in questi giorni apre il Giubileo.

Legalizzare significa in questo caso riconoscere e rispettare.

L’esperienza di Baobab può diventare un riferimento per molti che in Italia si occupano di accoglienza. Un dato strutturale non più emergenziale. A Salvini che chiede di chiudere il centro consigliamo di venire a visitarlo: imparerebbe, come è capitato a noi, molte cose.

Possibile ha aderito all’appello lanciato da Alessandro Gilioli, pubblicato sulla piattaforma Change.org, promuovendolo in tutto il territorio nazionale.

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