Lungi da me l’intenzione di politicizzare il tema del fine vita.

Come sapete, si tratta della (per me ovvia, per me necessaria) richiesta di calendarizzare la discussione non di una legge di parte, presentata da questo o quel partito, ma di una legge di iniziativa popolare, sottoscritta da 70.000 persone, che non hanno firmato in ragione di uno schieramento politico o di una causa di partito.

Però c’è un però grande come una casa e lungo come una legislatura: perché il solo capogruppo di Sel, Arturo Scotto, si è detto favorevole alla sua immediata (considerate che sono passati anni e anche i moniti dell’ex Presidente della Repubblica, in altre occasioni ascoltatissimo) calendarizzazione.

Latitano molti altri e soprattutto i capigruppo di maggioranza. Ed è ovvio che se non ci sono i capigruppo di maggioranza a dichiararsi a favore della calendarizzazione nell’ambito della conferenza dei capigruppo, non si va da nessuna parte, perché se non c’è la maggioranza non ci sono i numeri (e c’è un gruppo che da solo può decidere tutto quanto, in ragione del premio di maggioranza e del premio del trasformismo, diciamo). E la legge non può essere discussa (e invece secondo me tutte le leggi di iniziativa popolare devono essere discusse).

Detto questo, noi saremo in piazza ancora, nei prossimi fine settimana, a fianco di Max e di tutti coloro che vogliono richiamare il Parlamento a dialogare con i cittadini e a rappresentarne le istanze. Anche quando il Parlamento non è naturalmente portato a farlo. Anzi, soprattutto quando il Parlamento, per come è composto, non è naturalmente portato a farlo.

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