Si allunga l’elenco delle personalità, dei movimenti e delle associazioni che a diverso titolo firmano i referendum e partecipano alla raccolta. E così dopo Angelo Bonelli (Verdi), che si è impegnato direttamente anche come consigliere comunale, è giunta notizia della firma, a titolo personale, del sindaco di Parma, Federico Pizzarotti. Qualche secondo fa un tweet della Rete Viola, che mi ha fatto particolarmente piacere, chiede ai suoi follower di firmare.

Green Italia lancia un appuntamento a Roma venerdì (dopodomani) in cui riunire intorno ai quesiti referendari e alle nostre controproposte (condivise con loro) il mondo ambientalista. I Radicali firmano quelli ambientali e hanno dato grande sostegno logistico alla campagna referendaria in generale, associandola alla sfida per la cannabis terapeutica in Lombardia.

Critica liberale ha presentato con noi i quesiti e ha ospitato presso la sua sede le prime riunioni del comitato. Azione civile ha messo a disposizione i suoi comitati per estendere la raccolta. Molti militanti e dirigenti locali dei partiti della sinistra si sono messi a disposizione e stanno collaborando con noi, alla pari, come avevamo proposto a tutti di fare.

E sono soprattutto i consiglieri che si sono fatti avanti, indipendentemente, per proporsi come autenticatori e in molti casi rproprio come raccoglitori, a darci speranza: perché i referendum non sono elezioni normali, sono elezioni sulle cose, che si possono condividere anche se si milita in partiti diversi.

Rinnovo perciò a tutti coloro che hanno votato contro in Parlamento sugli stessi argomenti, dentro e fuori la maggioranza, l’invito a firmare, a non viverla come una cosa di qualcuno ma un’opportunità per tutti.

E a chi diceva che avremmo raccolto poche firme, dico: le abbiamo raccolte. E se firmate anche voi è fatta.

E a chi propone altri referendum per il prossimo anno, dico: magari fatelo quando avremo concluso la nostra campagna referendaria (sarebbe più elegante e meno confusionario), ma intanto firmate. Poi restituiremo l’impegno, come sempre.

E a chi invoca l’unità della sinistra e del campo progressista, dico che l’unità si può praticare subito. E non si tratta di scegliere un leader o un partito, ma di convenire che non siamo d’accordo con i licenziamenti facili, con le trivelle e le grandi opere spropositate, con i nominati e con una legge elettorale con un premio che cambia tutti i valori in campo e, da ultimo ma solo cronologicamente, il preside che decide senza la necessaria collegialità.

Del resto, in aula siamo stati tutti contrari, giusto? E potremmo cambiare le cose prima che sia troppo tardi, chiedendolo ai cittadini. Già tra qualche mese. Troppo bello per essere anche vero?

  •  
  •  
  •  
  •  

Commenti

commenti