La campagna referendaria procede con ottimi risultati. Come abbiamo sempre detto, fin dal mese di maggio quando parlammo per la prima volta dell’idea di avviare un grande momento di partecipazione democratica, in controtendenza con la politica televisiva (anche nel senso etimologico) di questi tempi: i referendum non sono di nessuno, ma di chi li promuove e di chi li sottoscrive.

Ieri la raccolta è entrata nel vivo, banchetti in tutta Italia, da Aosta a Ragusa, con le 500 firme di Roma e la raccolta non stop della città  politicamente più ferita d’Italia, L’Aquila.

Sinceramente, di fronte a questa mobilitazione volontaria, larghissima e anche molto creativa, mi interessano poco i distinguo del ceto politico, la corrente dei peròisti, che sono d’accordo sui quesiti e sull’idea di fare i referendum (certo, come no?), però non si sa se si raggiungono le firme necessarie, non si sa se poi i referendum si vincono, non si sa se la Corte li ammetterà (e via di però, spesso fondati su leggende metropolitane).

Chi ha avviato i referendum, di fronte a questa partecipazione, a questi numeri, tende a sparire e a lasciare spazio alle persone che con quella proposta ha solo ‘preteso’ di coinvolgere e di attivare. Che se ci pensate è il messaggio più bello.

E la migliore risposta a tutti i però sono i grazie delle persone che firmano, mi scrive Paolo proprio dal capoluogo abruzzese, che ringraziano appunto per la possibilità che viene offerta loro di esprimere la propria opinione, il proprio protagonismo da cittadini, la loro sovranità spesso mortificata quando non azzerata. Sulle trivelle, sul lavoro, sulla democrazia e sulla scuola. Piace loro l’idea di vedere la politica da vicino. E magari la politica del vicino, di chi si incontra in piazza e di chi vuole condividere con te le cose. E chiede soluzioni nuove e diverse in riferimento a valori antichi.

Si può firmare fino agli ultimi giorni di settembre, ma se potete fatelo ora. Al banchetto o in Comune, poco importa. Insieme possiamo farcela. E sarebbe bello invertire la tendenza, abrogare le schifezze, dare una nuova prospettiva alla sinistra, certamente, ma più in generale alla politica.

  •  
  •  
  •  
  •  

Commenti

commenti