Si chiamavano così, a Firenze, dentro dalla cerchia antica, due fazioni di fine Quattrocento.

I palleschi e i piagnoni. E ormai tutto il dibattito è così, in Italia, con le parti che si rovesciano – come ha notato oggi magistralmente Alessandro Robecchi – i palleschi che diventano piagnoni e i piagnoni che diventano palleschi.

Così ovviamente piace raccontarla al governo, che divide tutto il Paese in due fette, senza rendersi conto che così non si polarizza soltanto, si devasta il sistema politico. E si rischia di spaccare l’Italia o di dimenticarla, proprio mentre si pretende di raccontarla: dal partito della nazione al partito senza più nazione, all’insegna di un manicheismo che non spiega più niente. Anzi, che confonde tutto quanto.

Rompiamo questo schema, chiariamo le responsabilità, non cerchiamo capri espiatori a cui addossare tutte le colpe. Se un intellettuale scrive del Sud, ascoltiamolo, perché nessuno è nelle condizioni di fare il fenomeno. E l’irresponsabile. Perché di scelte molto sbagliate ne sono state fatte anche recentemente, alcune voglio pensare in assoluta buona fede, ma non c’è alcun disegno di riscatto per metà del Paese. Non è con accenti leghisti e con il gioco del palluto che dà dello sfigato a chi lo richiama all’ordine che si risolvono i problemi.

Così i problemi si aggravano. Speriamo che lo si comprenda alla svelta.

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