Eppure questo governo non ne parla più. Nemmeno una parola. Lo dice Vincenzo Visco su Repubblica (ricordando gli errori del presente esecutivo), lo ribadisce Giacomo Vaciago sul Fatto.

Il vero patto (a proposito di patti) che regge l’Italia da troppo tempo è che le tasse le pagano sempre di più e sempre gli stessi. 

Rompere questo schema è impopolare, ovviamente, ma forse nemmeno più di tanto. E in ogni caso sarebbe giusto.

Come superare gli ottanta euro con una più estesa e compiuta progressività fiscale, come condurre in Europa (forse al prossimo semestre?) una battaglia campale per superare i casi del Lussemburgo e quelli di Apple, per far pagare le tasse alle multinazionali (quelle che producono il telefonino da cui sto scrivendo il post, per esempio), come usare sistemi banalissimi per incrociare i dati, almeno sull’Iva, riducendo il contante senza le timidezze di questi anni e premiando chi lo fa (è pos-sibile, come dice la pubblicità di una banca ridurre commissioni e costi per gli esercenti).

Sarebbe – questo sì – un passo davvero coraggioso, non riproporre ricette che fanno pensare a Berlusconi e prima di lui a Reagan.

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