Un certo dirigismo e centralismo e decisionismo e centrismo si affermano nel comune sentire.

E invece secondo me è sbagliato. Ma non solo in termini astratti, no: perché il mondo va in un’altra direzione. E me lo spiega in continuazione Luigi Corvo, quando mi parla di coworking (ormai lo chiamo Corworking), di nuove forme di collaborazione e cooperazione e di economia circolare. E mi convince l’esperienza che sto personalmente (e collettivamente) facendo con l’efficienza energetica e il nostro manuale che incalza (minuscolo) i sindaci.

Perché ti rendi conto ogni giorno, parlandone, che semplicemente non dico che nessuno ne sappia un cavolo, ma quasi. E che il problema non sia solo quello delle leggi (certo che se punti sulle trivelle e sugli sconti a chi fa le autostrade e sui regali ai concessionari, non aiuta), ma quello di cultura politica.

Quando parlo con gli amministratori, con persone che lavorano nel pubblico e nel privato, spiego come funzionano le esco (che tutti fingono di conoscere, ma quasi nessuno sa che cosa sono) e come potrebbero funzionare, descrivo il finanziamento tramite terzi e la possibilità di realizzare programmi ambiziosi senza spendere un euro e facendo presto risparmi consistenti, tutti mi guardano come se fossi un telepredicatore di una setta dell’Alabama.

Capisco che le lobby dell’energia non ne siano entusiaste, ma questa cosa dell’efficienza sarebbe la migliore spending review (associata ovviamente a quell’altra, quella contro la corruzione, altro spreco immondo) e darebbe un sacco di lavoro a figure professionali diverse, dall’ingegnere all’idraulico al muratore.

E quando ci si chiede quali siano i settori su cui investire, semplicemente orientando costumi e comportamenti, questo è il primo il più facile il più immediato.

Mi si dirà: ma poi le banche non aiutano. E allora interroghiamo anche le banche (il dilemma efficiente/deficiente vale anche per loro). Perché un Paese con poche materie prime dovrebbe pensare prima di tutto a non sprecare, valorizzando il proprio patrimonio edilizio. E una filiera che potrebbe tornare a vivere senza consumare suolo.

Tra il dire e il fare, dice il Poeta, c’è di mezzo “e il”. E allora facciamolo, rompiamo le scatole, coibentiamo la proposta, pannelliamo i tetti e sistemiamo gli infissi di una politica sprecona e senza senso (e gusto!) del futuro. Creiamo circuiti virtuosi, facciamo diventare Montechiarugolo capitale e Stella San Giovanni un modello, presentiamo chi l’ha già fatto a chi non ne sa nulla, promuoviamo (anche soltanto con l’informazione e il passaparola e il ‘contagio’) un settore che può solo crescere, al decrescere degli sprechi di risorse, di denaro, di tempo. Di tutto.

Questa è politica.

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