Intervengo per ribadire le ragioni molteplici del mio «no» a questa legge elettorale, a questo passaggio politico fondamentale. Prima di tutto per le modalità, il ricorso al voto di fiducia e anche per il richiamo a precedenti pessimi. Io vorrei solo ricordare che nel 1953 si diede uno spettacolo terribile in quest'Aula e richiamarlo con leggerezza fa impressione, quasi a noi piacessero le risse.

Il mio «no» anche per il percorso complessivo delle riforme che, come è stato ricordato opportunamente, sono strettamente collegate a questa legge elettorale, nel merito e anche nel metodo. Segnalo che le forzature a cui il Parlamento è stato sottoposto sono state numerose: il «Canguro», il «Supercanguro», la «seduta fiume», una legge di riforma costituzionale votata senza le opposizioni, e potrei andare avanti ancora.

«No» nel merito, perché il sistema non è un superamento del Porcellum. Potremmo dire che è un «Porcellum con le ali», qualcosa di molto lontano, forse la cosa più lontana dal Mattarellum, magari a doppio turno di collegio, sul quale tanti di noi hanno lavorato negli ultimi anni.

Per di più, c’è un'elezione diretta, senza alcun contrappeso, anche pensando a un monocameralismo con il premio di maggioranza, e anche questo è abbastanza inedito e inaudito.

È un sistema del «guai ai vinti». Chi vince – e si spera, ovviamente, che vinca quello che pensiamo noi, in questo gruppo, ma magari vince qualcun altro – è soddisfatto; chi perde farà addirittura fatica a fare opposizione, a potere esercitare la propria funzione parlamentare e le modalità di questi giorni fanno pensare a un verso di Rilke: l'Italicum è dentro di noi prima che accada, perché di fatto, nei comportamenti e nei ricatti anche verbali di questi ore, abbiamo visto questo.

Da ultimo segnalo, in coerenza con una serie di impegni che ci siamo presi con i cittadini, che ci sono due tradimenti: il primo è quello rispetto al programma elettorale con cui Pier Luigi Bersani e la coalizione che lo sosteneva si è presentato agli elettori. Iniziava così: «Diffidate della filosofia dell'uomo solo al comando» e da lì faceva discendere una serie di proposte.

L'altro tradimento è rispetto a chi, durante la campagna elettorale delle primarie all'interno del Partito Democratico, si impegnò, con una frase fortissima, a dire che nessun parlamentare doveva essere nominato, che non ce ne doveva essere più nemmeno uno. Qui, saranno la maggioranza.

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