No, vabbè, sembra una trama di Andrea Camilleri. Però purtroppo è tutto vero.

Poi dopo è legittimo chiedersi perché un presidente regionale del Pd non dovrebbe andare da Berlusconi a Roma e un sindaco dello stesso partito da Berlusconi ad Arcore sì…

Ma, si sa, anything goes.

Marco Zambuto si dimette da presidente del Pd siciliano. Una decisione presa a seguito delle accese polemiche esplose per la notizia, rivelata oggi da Repubblica, di una visita dell’esponente dem a casa Berlusconi.

Una nuova bufera legata alle folli primarie di Agrigento, quelle organizzate dal Pd con la partecipazione di Forza Italia. L’incontro è avvenuto a fine febbraio: Marco Zambuto, presidente dei dem in Sicilia, è andato a Palazzo Grazioli con il deputato azzurro Riccardo Gallo Afflitto, ovvero il big sponsor di Silvio Alessi, che poi ha vinto le elezioni ai gazebo. Lì Zambuto e Gallo Afflitto hanno visto Silvio Berlusconi.

Una riunione riservatissima, rubricata alla voce fantapolitica fino a domenica. Fino a quando, in un summit del centrosinistra agrigentino, lo stesso Gallo ha ammesso il fatto. Fra lo stupore, e in qualche caso l’indignazione, dei numerosi testimoni che hanno rinvenuto in quel faccia a faccia con Berlusconi la prova del pactum sceleris: altro che coalizione civica per il bene della città, l’accordo fra Pd e Forza Italia e la contestatissima vittoria di Alessi sarebbero stati pianificati a tavolino. C’è chi aggiunge che, in via del Plebiscito, il dirigente del Pd siciliano avrebbe addirittura parlato con l’ex Cavaliere di un ruolo da vicesindaco nell’amministrazione Alessi. All’indomani delle sue “rivelazioni”, Gallo Afflitto tace. Lui, Zambuto (un passato anche nel Pdl), ammette l’incontro ma offre la sua spiegazione: “Sono andato a Palazzo Grazioli per una questione umana: Gallo Afflitto era in difficoltà perché alcuni media avevano rilanciato le dichiarazioni di un pentito secondo il quale il deputato nel 1988 avrebbe concorso a un omicidio di mafia. Mi ha chiesto lui, insomma, di testimoniare davanti a Berlusconi sulla sua onestà – dice Zambuto -. E lo ha chiesto a me proprio perché, da avversario, potevo risultare credibile”.

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