Leggo del dibattito – se così si può chiamare, perché in questa fase è di fatto negato fin da principio – sull’Italicum. 

Leggo che la destra potrebbe votare il sistema elettorale convinta così di poter blindare la legislatura: a me sembra che se si approva questa legge elettorale, il voto si avvicini e che si potrebbe tornare a votare nel 2016: referendum-plebiscito sul Senato e poi elezioni politiche.

Leggo anche che Gianni Cuperlo propone di aumentare il numero dei collegi per rendere l’Italicum più simile al Mattarellum, così – dice – nessuno farebbe scherzi e tutti voterebbero la riforma: ora, la proposta è sicuramente sensata, ma – senza primarie per legge – aumenterebbe comunque il numero dei nominati e tutto si potrebbe in ogni caso dire tranne che il nuovo sistemi assomigli al Mattarellum.

La differenza fondamentale sta nell’impianto: l’Italicum, per la ripartizione dei seggi, assomiglia piuttosto a un mega Provincellum, il sistema elettorale peggiore che ci sia (anzi, che ci fosse, perché non c’è più: ora gli elettori per le province non votano più).

In sostanza, nel Mattarellum si confrontavano due o più candidati e passava chi vinceva nel collegio. Qui per capire chi sarà eletto, bisognerà confrontare il risultato di ciascun candidato con quelli della sua lista negli altri collegi.

E mi pare la cosa più lontana dal Mattarellum: peraltro, il doppio turno non è di collegio (naturale evoluzione dell’uninominale) ma nazionale e il sistema nel suo complesso non è un maggioritario, ma si basa sul premio di maggioranza nazionale. Se proprio dobbiamo confrontarlo con qualche sistema precedente non dobbiamo andare lontano: il modello più simile è quello di Calderoli, appena bocciato dalla Consulta.

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