Mi stupisce che non l’abbia scritto nessuno, ma chi si sorprende per la plateale litigata tra Salvini e Tosi (modello: rissa da bar) non considera che l’obiettivo dei due è di prendersi tutta la destra e anche un po’ di centro.

Il bello è che c’è parecchio trasformismo anche nella loro saga: Salvini, già «comunista padano», leader della scapigliatura, sempre bossiano (finché Bossi tirava), è quello di destra, amico dei neofascisti. Tosi, invece, che Bossi diceva che era fascista e amico dei fascisti (e anche un po’ «stronzo», termine tecnico) è diventato il moderato, amministratore responsabile (nonostante i guai politico-giudiziari della sua amministrazione, ma evidentemente l’Arena non la distribuiscono negli studi telesivi), amico di Passera, rifondatore del grande centro, occupato temporaneamente dal Pd (proprio a Verona, il Pd è passato dal 14% delle Comunali a quasi il 50% delle Europee, dato sul quale ci si è soffermati troppo poco).

I due litigano selvaggiamente (e quando si litiga troppo e non si capisce il perché, c’è qualcosa da approfondire, è una regola), si sparano a quel Paese (la Padania?) a botte di pedate nel sedere e altre carinerie. Ma in realtà si posizionano per occupare tutto lo spazio, asciugare il fu-Berlusconi (indebolito da Nazareno Verdini) e recuperare i grillini destrorsi, insidiando Renzi nel campo dove ha scelto di collocare il Pd: quello del centrodestra.

Secondo me la cosa è più interessante di quello che sembra, al di là degli aspetti folk e delle sgrammaticature: perché quando quelli di sinistra spostano la bandierina a destra (Jobs Act, riforma verticistica delle istituzioni e anche della Rai, scuola privata con sconti fiscali, Sblocca Italia, ecc.) non è detto che non facciano un favore a quelli di destra, anche se ciò porta a notevoli risultati in prima battuta.

Per ora Renzi è andato a destra perché la destra si era autosospesa, alla ricerca di se stessa. Ma con la destra che ritorna, ci sarà da divertirsi, o forse da confrontarsi con tre tipi di atteggiamenti di destra. Che non è una bella notizia.

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