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Dopo qualche giorno trascorso in Grecia, ve la dico così. Il movimento politico cresce solo all’aumentare della mobilitazione in campo sociale. Non è roba di Palazzo. Ed entrambi crescono solo se si estende la consapevolezza della possibilità di cambiare ricette e modello, per affermare la sintesi (perfetta) di uguaglianza e crescita (o, se preferite, benessere).

Soltanto insieme si esce dalla crisi. Vale per gli Stati ma vale soprattutto per le persone. E non può che essere politica, capace di rappresentare il popolo e di dare nuove definizioni alle parole.

Ananke in greco moderno si usa nelle espressioni “in caso di emergenza” e “in caso di necessità” e viene in mente l’ananke della Grecia classica, quella necessità insuperabile e imprescindibile che governa le vicende degli uomini: quella necessità imposta dai governi e soprattutto dai mercati, senza altra possibilità.

Di Syriza mi ha colpito soprattutto il lavoro in campo sociale – parallelo e indipendente rispetto alla proposta politica in senso stretto -, un nuovo e antichissimo modo di dare risposta ai cittadini, non solo con la teoria ma con la presenza e la pratica politica. Dalle piazze degli indignati ai quartieri degli indigenti, insomma.

Sarebbe da provinciali e da cretini (non cretesi) immaginare una traduzione italiana letterale di questa sfida: troppo diversi i presupposti e lontane le condizioni da cui si parte. Ma sarebbe ancor più da provinciali e da cretini (anche agli occhi dei cretesi) disinteressarsene, fare finta di non capire e di non vedere che sotto il profilo politico europeo e anche nazionale ci sia bisogno di qualcosa che vada in quella direzione, che sappia interpretare la lotta contro le disuguaglianze, il sostegno a un’economia non speculativa, la necessità di far uscire i nostri paesi e i nostri concittadini dall’alienazione (parola che assume ahinoi significati sempre nuovi) in cui viviamo.

La Grecia vive nella necessità di un esodo, di una transizione verso qualcosa di più umano e sostenibile. Un percorso di riscatto che dovrebbe parlare anche a noi, perché ci riguarda. Molto direttamente. Molto più di quanto pensiamo. Ritornare al tema della solidarietà per tutti (e tutte), un motto dell’attività sociale che ho avuto il piacere di incontrare e di conoscere, dovrebbe essere una necessità, determinata dall’emergenza e insieme dalla libera (e democratica) scelta dei cittadini.

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