Repubblica titola: «Fuoco amico sull’esecutivo». Il giornale si riferisce al voto in Commissione Affari costituzionali di ieri, quando la Commissione ha bocciato la nomina dei senatori a vita nel nuovo strano Senato concepito dai nuovi padri costituenti: un Senato che non lo è più e però c’è ancora, una camera senza fiducia (in tutti i sensi) in cui saranno nominati i terribili consiglieri regionali, che si nomineranno tra loro, tra l’altro (e pensare che ne parlano tutti male, come se fosse un luogo comune) senatori senza indennità, part time, con i rimborsi per le poche volte che verranno a Roma, ma che continueranno a votare sulla Costituzione e a eleggere il Presidente della Repubblica: un Senato, insomma, in cui in effetti i senatori a vita non c’entrano un accidenti (lo facemmo notare quando il segretario non ancora premier ne propose più di venti, per dire della qualità della proposta, come senatori a vita temporanei, sic).

Ora, non ho partecipato ai lavori della Commissione e non so come siano andate esattamente le cose: segnalo però che il testo uscito dal Senato contiene parecchie cose che – a detta di tutti o quasi – non vanno bene e non si capisce perché la Camera non potrebbe cambiarle.

E lo dico per almeno due motivi: il primo, è che si vota nel 2018 e c’è tutto il tempo del mondo per cambiare il Senato (che rimarrebbe in carica fino a quella scadenza) o, se preferite, che è poi la mia posizione, per cambiarlo come si deve (o dovrebbe).

Il secondo motivo è ancora più decisivo: si sta parlando di Costituzione, non del bonus bebè o di altre resistibili iniziative dell’esecutivo. E quando si parla di Costituzione, i parlamentari non dovrebbero preoccuparsi del fuoco amico, ma del fuoco sacro. Se i senatori a vita, o altre cose del genere, rendono incoerente il testo fondamentale, allora è doveroso che i parlamentari discutano e votino per migliorarlo. Con buona pace di chi dice che siccome i senatori a vita non ci sono più, allora bisogna tornare a votare: così, peraltro, i senatori a vita continuerebbero a esserci.

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