Oltre alla dichiarazione monumentale del ministro Lupi che l’ha definita un’opera indispensabile e necessaria, ora il viceministro Nencini spiega che quella cifra del Def sul Ponte non è poi così casuale né così chiara, come ieri qualcuno ha fatto capire. Così Adnkronos:

Il ponte di Messina è un’opera che non può dirsi archiviata: “potrebbero esserci capitali stranieri interessati a
realizzarlo”. Lo dice, intervistato dall’Adnkronos al Palazzo dell’Informazione, il viceministro delle Infrastrutture e dei
Trasporti, Riccardo Nencini, che puntualizza come la sua “non è un’affermazione generica”.

Nencini vuole “mettere il punto interrogativo accanto alla frase ‘il ponte di Messina è un’opera archiviata’”. Anche perché si tratta di una infrastruttura “segnata da un fattore simbolico eccessivo”, perché “collegata al nome e al cognome Silvio Berlusconi”. Un’opera che, evidenzia, “ha generato nel tempo una frattura tra chi sta di qua e di chi sta là senza possibilità di ragionare sui contenuti”.

Il punto interrogativo ce lo metto io: ma il Ponte, quando ci siamo candidati, non dicevamo che non l’avremmo fatto? E che avremmo preferito le piccole opere alle grandi e inutilmente dispendiose? Altro che simbolo, era un impegno, cazzo, avete presente un impegno? Lo dico in modo non generico.

Lo dico perché nella vita abbiamo sbagliato tutto: avremmo dovuto votare Berlusconi vent’anni fa.

  •  
  •  
  •  
  •  

Commenti

commenti