Lo diceva anche il premier attualmente in carica che avrebbe fatto gli asili, come nella sua città.

Perché spendere 80 euro per tre anni (pare che il conto ci porti a impegnare risorse tra il miliardo e mezzo e i due: desumiamo i dati dalle trasmissioni tv) quando quelle risorse ingenti potrebbero essere investite per aprire asili nido?

A parte il maschilismo certamente involontario (“per le mamme”, che così se ne stanno ancora un po’ a casa) e il messaggio sicuramente forte sotto il profilo del marketing elettorale spintissimo a cui siamo quotidianamente esposti, mi pare una mossa molto sbagliata.

Sulle bambine e i bambini non voglio certo fare polemica, ma come sanno tutti (soprattutto gli esperti), l’investimento in asili nido è quello più redditizio per la società: da tutti i punti di vista. Perché dà lavoro di qualità, perché riduce le disuguaglianze, perché estende un servizio che ora manca.

Non dico che sia la “spesa pubblica perfetta”, ma si avvicina molto all’idea.

Se quelle risorse ci sono e hanno copertura (la qual cosa non era prevista nemmeno nelle slide di pochissimi giorni fa), si usino bene. Altrimenti, pensando ai nostri figli, commetteremmo un errore proprio nei loro confronti.

P.S.: mi scrive Enzo Martines dal Friuli-Venezia Giulia per segnalarmi che in quella Regione la nuova giunta guidata dal Pd ha eliminato il bonus bebè precedentemente introdotto dalla destra, per destinare le risorse ai servizi per l’infanzia, a cominciare proprio dagli asili. Per fare un esempio che alla segreteria del Pd dovrebbero essere cosa nota.

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