Oggi votiamo – o anzi non votiamo – due giudici costituzionali per la ventesima volta (dico: la ventesima), dopo quasi quattro mesi di tentativi andati a vuoto (in cui ci è stato chiesto di depositare spesso una scheda bianca).

Si tratta del record di scrutini effettuati per l’elezione dei giudici costituzionali. Fino ad ora non si era mai andati oltre il dodicesimo, anche quando il Parlamento ha impiegato circa 20 mesi per sostituire un giudice tra il 1995 e il 1997, quando fu poi eletto Marini (o circa 17 tra il 2000 e il 2002, quando furono poi eletti Vaccarella e De Siervo e tra il 2007 e il 2008, quando Frigo fu scelto per sostituire il dimissionario Vaccarella, in quest’ultimo caso gli scrutini essendo stati addirittura solo 6).

Del resto dal 1986 a oggi solo una volta, nel 2006, il Parlamento è riuscito a eleggere tempestivamente un giudice costituzionale, Paolo Maria Napolitano (negli altri casi almeno per cinque mesi la Corte è stata lasciata senza il suo plenum). Nell’ultima occasione precedente a quella in corso, nel 2011, Mattarella è stato eletto al quarto scrutinio, dopo 5 mesi.

Il Parlamento, insomma, non pare mai troppo ansioso di eleggere chi deve controllare che le leggi rispettino la Costituzione. Cosa di cui – a giudicare da quanto sta accadendo – ci sarebbe invece molto bisogno.

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