Già stanno dicendo che sono tornati i 101. Ma non è che lo stanno dicendo i 101? I fautori delle larghe intese e dei patti segreti?

Chissà come mai lo scatenato fronte renziano (ormai esteso a quasi tutto il Pd, 101 compresi), che ha sempre snobbato la vicenda che ha portato alla mancata elezione di Prodi (ricordo le ironie quando mi si accusava di volerne addirittura parlare durante le primarie, pensa te), tanto da voler proseguire questa legislatura fino al 2018 (con i 101 protagonisti e soddisfatti, perché lo schema che continua è proprio quello per cui tirarono giù Prodi), ora riscopra l’argomento confondendo ulteriormente i piani e le cose.

Tra l’altro, inizialmente, dai banchi del governo sono stati attaccati i senatori di Forza Italia. È tale la confusione, che si pensa che facciamo parte dello stesso gruppo con i rappresentanti di Berlusconi?

Tornando alle cose serie e cercando di uscire da una polemica inverosimile, il dato è che la riforma Renzi in molti suoi aspetti non convince ed è un vero peccato che molti senatori non si siano manifestati apertamente, come hanno fatto alcuni, con argomenti precisi, ma solo attraverso il voto segreto. Su questa questione e su altre.

Capisco perciò che i rappresentanti del governo si arrabbino: sempre meglio manifestare il dissenso, non nascondersi dietro la segretezza del voto. Però c’è un però: faccio timidamente notare che sono mesi di bordate, di intimidazioni e di ricatti.

Il governo ha creato un clima assurdo, rilanciato nonostante il bel risultato elettorale, con offese ai senatori (attaccati alla poltrona, ancora ieri), con l’indisponibilità ad accogliere le proposte delle opposizioni (quelle vere, non quelle nazareniche), con attacchi forsennati a tutti quanti, senza considerare i dubbi che crescevano in molti gruppi.

P.S.: domandina: ma se il Senato vota sui temi etici, come è stato deciso oggi, non è il caso che a scegliere i senatori siano i cittadini, e non le correnti di partito o i sindaci scelti dai consiglieri regionali? No, così, per sapere. A maggior ragione.

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