Di fronte a quello che sta succedendo, di fronte alla serie infinita di scandali ruberie opacità compromessi schifezze mezze parole oscenità che si leggono sui giornali, non ci vuole la rottamazione, ci vuole la grande conflagrazione degli stoici (non sono una corrente del Pd, tranquilli).

Invece di riesumare maggioranze, larghe intese, pappe trasversali, registrando ogni settimana il caso giudiziario di questo o di quello (in una inquietante alleanza trasversale di tutto il ceto politico), con conseguente esplosione della legittima (di più, necessaria) indignazione, si dovrebbe tornare a votare.

Lo so che è forte, e che non succederà, ma l’unica salvezza di questo paese dalla propria classe politica e dalla propria classe dirigente e anche da se stesso è una campagna elettorale in cui tutti facciano la stessa domanda: chi sostiene chi? Chi è portato da questo o da quello? Chi sono i sostenitori e i finanziatori di quella fondazione? A quali gruppi è legato quel politico?

Perché sono due giorni che mi arrivano messaggi così: “torniamo a votare, facciamo il repulisti definitivo”.

E l’imbarazzo diventa insopportabile, per chi cerca di fare politica in modo semplice, senza grandi mezzi (tipo che se non venivano Walter e Silvia a prendermi, non riuscivo ad andare a Pavia, come sto facendo) e senza fare patti con il diavolo. E cerca di spiegare che si può fare così, e anzi che si deve fare così. E che è tutto di una tristezza infinita, altrimenti.

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