Di fronte all’esplosione del bubbone di malaffare che si è insediato in Expo risulta evidente come l’intero progetto debba essere rilanciato su basi completamente nuove: trasparenza, controlli stringenti (altro che abbassare l’asticella), protagonismo dei cittadini. L’evidenza del sistema criminale che ha finora condotto i giochi getta ombre sulla concezione dell’intero sistema di opere connesse, sul futuro dei terreni sui quali l’esposizione verrà allestita e sulla sostenibilità finanziaria di tutta l’operazione: lo scarso entusiasmo con cui alcuni Paesi hanno aderito, l’attesa di molti altri e le defezioni eccellenti confermano i nostri timori.

Abbiamo bisogno di mettere a nudo tutti i nostri dubbi, di ridiscutere le questioni più controverse e di riempire, finalmente, di contenuti Expo. Le incertezze riguardanti le partecipazioni, le possibili conseguenze sulla città di Milano, i materiali di scarto dei cantieri, il destino delle aree e dei padiglioni di Expo sono temi che devono essere chiariti definitivamente.

Un grande evento che può e deve avere ricadute economiche e anche culturali, guardando al nostro approccio al cibo e all’alimentazione e proiettandolo sullo scacchiere internazionale. Questa è la nostra Expo, quella di Milano e dell’Italia sana: non lasciamola in mano ai comitati d’affari malati di cementismo e tangentismo. E nemmeno ai commissari: questo Paese non può andare avanti a colpi di emergenze, ha bisogno di una rivoluzione. La rivoluzione della normalità.

Gli esponenti democratici Civati, Bertolé, Bocci, Giungi, Monguzzi, Sinigaglia e Viotti presidiano simbolicamente i cancelli dell’esposizione universale, da cui sono passate troppe nefandezze che lì d’ora in poi non devono più transitare. In difesa di un’idea diversa di Expo: se non può più essere leggera e sostenibile, perché purtroppo i progetti in questo senso sono stati accantonati, che almeno sia pulita e capace di uno sguardo sinceramente rivolto al futuro.

Lunedì 12 maggio, ore 15, Expo Gate – Piazza Castello – Milano.

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