Torna d'attualità la questione del conflitto d'interessi. Come sempre per motivi del tutto contingenti, relativi alla nomina di ministri (di uno in particolare) portatori di interessi privati molto (troppo) rilevanti. Continuando a ragionare sui singoli casi personali, trovare una soluzione risulta davvero difficile: qualunque scelta sembrerà, infatti, sempre compiuta contro o a favore di qualcuno.

Per questo torniamo sull'argomento con una soluzione di prevenzione di tutti i conflitti d'interessi, valida in generale, sul modello di quella vigente negli Stati Uniti d'America. In questo senso ho presentato, ormai da qualche mese, una proposta di legge fino ad oggi ignorata, non essendone stata avviata neppure la discussione, nonostante i richiami sul tema fatti, nell'ultimo scorcio del suo Governo, dal Presidente Letta e, in questi giorni, dal sottosegretario Delrio (smentendo lo stesso Delrio che, qualche giorno fa, prima di cambiare governo, aveva dichiarato: Letta non può chiedere la luna…).

Il 'nuovo' Delrio, in un’intervista televisiva di domenica scorsa (In ½ ora) ha detto di considerare una legge in materia necessaria per far diventare moderno questo Paese (ritenendo quindi del tutto inefficace la legge Frattini, come del resto ha affermato con chiarezza il Consiglio d’Europa). Purtroppo, però, il Presidente del Consiglio, nel rendere le sue comunicazioni alle Camere in occasione del voto di fiducia, non ha speso su questo una sola parola in merito, proprio mentre la nomina di alcuni ministri del suo Governo, appunto, sollevava molti dubbi circa la possibilità che questi agissero in modo disinteressato.

Naturalmente a niente valgono le dichiarazioni di “autocontrollo”, perché – diceva Madison nel The Federalist – se gli uomini fossero angeli non ci sarebbe bisogno di regole, ma gli uomini non sono angeli, appunto. Né potrebbe valere – come detto da Delrio – il controllo del Presidente del Consiglio, che non può avere, rispetto a casi concernenti propri ministri (e l'azione del proprio Governo), la necessaria imparzialità e indipendenza. Neppure la inefficace legge vigente, in effetti, arriva a tanto, rimettendo il controllo all'Antitrust che, però, come ha ricordato alcuni giorni fa il Presidente Pitruzzella, non dispone di adeguati meccanismi di enforcement.

Così, a parte l'obbligo di dimettersi dalle cariche sociali, previsto dalle norme sull'incompatibilità, il cui mancato rispetto non prevede però sanzione, oggi i ministri portatori di interessi privati, relativi ad importanti aziende di famiglia, come quella del ministro Guidi, non debbono che astenersi dal compiere (o partecipare a) atti che hanno «hanno un’incidenza specifica e preferenziale sul patrimonio del titolare, del coniuge o dei parenti entro il secondo grado, ovvero delle imprese o società da essi controllate». Va da sé che questa norma – peraltro ancora una volta sostanzialmente priva di sanzione – è del tutto inefficace, le decisioni in merito ben potendo essere controllate (al di là della formale adozione delle stesse) dal ministro interessato.

La soluzione starebbe, invece, nell’approvazione di una legge – come quella da me proposta – che imponga la totale separazione dai propri interessi privati, attraverso la vendita o la trasformazione del proprio patrimonio in assets non conoscibili al titolare della carica di Governo, come avviene con il blind trust. E’ questo lo strumento che – come ha ricorda anche il Presidente dell’Antitrust pochi giorni fa su Repubblica – consente, ad esempio negli Stati Uniti, il radicale superamento in via preventiva dei conflitti d’interessi.

Non rimane quindi che attendere l'inizio della discussione parlamentare sulla mia proposta in modo da evitare questioni troppo personalizzate e risolvere, invece, per ora e per il futuro, in modo efficace, ogni questione. Ci lavoreremo, convinti come siamo, che ci sia una maggioranza in questo senso pronta a manifestarsi nel Parlamento italiano (anche se forse non coincide con una delle due maggioranze messe in campo dal premier).

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