Impazza il dibattito sulla staffetta, che noi conosciamo da tempo grazie a Ulisse da Campobasso, che per primo me ne parlò.

Oggi interviene Luca Sofri, molto amico di Renzi, che lo mette in guardia: e mi ritrovo nelle sue parole.

La mia domanda però è: ma se Renzi non fosse d’accordo con questa prospettiva, perché ne staremmo parlando?

Perché le buste con le tre soluzioni (come già per la legge elettorale) sono un modo astuto per fare discutere tutti quanti, anche un po’ a vanvera, avendo magari già deciso.

A me risulta che ci siano parecchi movimenti nel senso della staffetta, da ambienti non lontani dal segretario del Pd. E lui stesso nega, ma non si dichiara indisponibile.

Quindi, non devono essere altri a chiederglielo, deve essere lui a dirci che cosa intende fare.

Capisco benissimo gli altri: la minoranza che ha candidato Cuperlo vuole che Renzi vada a Palazzo Chigi per proseguire nel mandato parlamentare, mettere alla prova il segretario e provare a riprendersi il partito (l’illusione più pia di tutte, dal momento che ovviamente Renzi non rinuncerebbe alla segreteria).

Il Presidente della Repubblica può discuterne, anche perché Renzi potrebbe portare a termine quel percorso delle riforme che con Letta si è impaludato nel 2013 e salvare l’operazione iniziata (lo scopriamo oggi, ma lo sapevamo già tutti quanti) nell’estate del 2011, quando si iniziò a lavorare per il governo Monti.

Letta, che non è uomo di conflitto, potrebbe farsi da parte per andare in Europa, alla Commissione.

Alfano ha bisogno di tempo per consolidarsi.

Insomma, farebbe comodo a parecchi, questa soluzione. Rimane da chiedersi se l’Italia è l’unico paese europeo, e non solo, dove accadono queste cose. E perché uno schema che tutti dichiarano esaurito dovrebbe funzionare.

Personalmente, penso che la strada sia un’altra. E, diversamente da altri, lo sostengo da tempo. Non vedo perché dovrei cambiare idea oggi, dopo un anno passato così.

Renzi potrebbe diventare premier tra qualche mese, alle elezioni, come è giusto (e ovvio, se non fossimo in Italia) che sia. Con il consenso dei cittadini, con una proposta politica diversa dal solito e con un gruppo dirigente rinnovato (per davvero).

Perché dire di no al rimpasto e dire di sì al subentro, fa Primissima Repubblica.

Perché passare dalla governabilità come unico faro della legge elettorale alla governabilità senza elezioni è un bel testacoda.

Perché non si capisce che cosa, la stessa maggioranza con le stesse persone, potrebbe fare di diverso.

Perché, da ultimo, non si capisce perché non lo si sia detto prima, avendo parecchie occasioni di visibilità, diciamo così.

P.S.: c’è un precedente. Lo scorso anno, alla fine di quel terribile aprile, si parlò per due giorni della possibilità che Renzi andasse a Palazzo Chigi, dopo tutto quello che era successo. Allora non disse di no. Nel suo ultimo libro ha scritto che non lo volle Berlusconi, e che lasciò andare Letta, dopo aver mangiato una pizzetta. Qualcun altro disse che fu Napolitano a preferirgli l’attuale premier. Ma la sostanza, dal punto di vista della soggettività del Nostro, non cambia.

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