Ilvo Diamanti torna sull'episodio di ieri l'altro e analizza il partito del post che il nuovo segretario del Pd sta delineando dal punto di vista simbolico, prima ancora che politico.

Condivido dell'analisi di Diamanti la necessità di una rottura dello schema e di un cambiamento di stile e mi associo volentieri all'urgenza di trovare un modo di raccontare e interpretare la leadership anche a sinistra e di individuare una cultura politica in cui la comunicazione non sia snobbata o vissuta con fastidio, com'è accaduto finora, ma promossa e integrata nella proposta politica, appunto.

Ciò che mi chiedo è se dobbiamo andare proprio nella direzione di un Partito del Capo (la definizione, per nulla polemica, è di Diamanti via Bordignon) o se la questione non sia piuttosto quella – più complessa e forse meno redditizia nel breve periodo, mi rendo conto – di ripensare la leadership. Una leadership nuova e di sinistra che oltre alla rappresentazione insistita della soluzione di continuità si preoccupi di organizzare un soggetto collettivo che sia contemporaneo. Di dargli un profilo e una direzione che sembra avere perduto.

Ciò non significherebbe buttare via tutto quello che c'è, ma renderlo attuale e trasformarlo dove non funziona. Non optare solo per i gesti e per le parole veloci, quindi, ma provare a costruire una cultura politica e un immaginario diverso. Che riguardi il leader, ma non il leader soltanto. E il modo di essere leader di un soggetto grande e plurale.

Su questo credo che ci sarà da lavorare. E penso che questa sia la vera sfida, per uscire con qualche prospettiva da quello che abbiamo visto in questi venti anni.

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