E non i politici. Era la tesi del mio Il manifesto del partito dei giovani di tre anni fa. Ed è un tema ancora aperto, anzi apertissimo.

Lo abbiamo visto, dolorosamente, alle primarie: nonostante i candidati fossero giovani (anzi molto giovani per i nostri standard) e abbia vinto un trentottenne (che compie gli anni tra qualche giorno e gli faccio volentieri gli auguri ‘doppi’ fin da ora), gli elettori erano in prevalenza ultra sessantenni.

Lo abbiamo visto a febbraio, quando i più giovani votarono contro lo schema delle larghe intese (quello precedente) e preferirono il M5s al Pd e alle altre forze di governo.

E lo vediamo ogni giorno nella difficoltà di rappresentarli, questi nostri giovani, di dare loro speranze e possibilità e di renderli protagonisti della vita del nostro Paese.

Letta parla giustamente della giovane età sua e del suo vice, ma eviterei l’enfasi con cui accompagna questa constatazione: se Berlusconi non fosse stato condannato, ci sarebbe ancora lui al governo (per altro, c’è ancora lui, ma all’opposizione). E gli stessi uomini che fanno parte del governo, sono stati eletti sulla sua scia, a cominciare dallo stesso Alfano. E anche Letta non è proprio un neofita: diciamo che ha iniziato presto, frequentando Palazzo Chigi da quasi quindici anni.

Ma non è nemmeno questo il problema: il problema è che in Italia Anchise ed Enea sono al posto sbagliato, e il primo porta sulle spalle il secondo. Non va bene e per ora di grandi cambiamenti non se ne sono visti. Quando si vedranno nelle nomine del pubblico e del privato, nelle università e soprattutto nel mercato del lavoro e nel modello di sviluppo, allora sì che potremo parlare di svolta generazionale. Prima è meglio astenersi.

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