Si vota l'8 dicembre. E un elettore su due che incontro mi dice: io la voterei e voterei il Pd solo se lei diventa segretario, ma alle primarie non mi chieda di venire, sono troppo deluso e amareggiato.

Nella risposta gentile si cerca di spiegare che se non si viene a votare l'8 dicembre è un po' complicato non solo che il vostro affezionatissimo diventi segretario, ma anche e soprattutto che il Pd cambi direzione.

Perché il punto è proprio questo: se l'8 sarà poco partecipato, se tutto andrà come i grandi giornali hanno già deciso che vada, se non ci si aspetta niente di nuovo rispetto a quello che c'è già, sarà impossibile che si viva quello choc salutare che il Pd si è lungamente cercato e che solo lo può salvare.

Gli unici rimasti a prendere in considerazione il voto di febbraio come qualcosa di clamoroso siamo noi: gli altri lo hanno spesso negato, nelle parole e soprattutto nei fatti. E mi rendo conto che uno, dopo tutto quello che è successo, fatichi a crederci, e che si indigni con me per il caso Cancellieri – quando la mia posizione è stata ridicolizzata da chi voleva che per l'ennesima volta le cose andassero in un certo modo – e pensi che ci sia poco da fare.

Quel poco da fare, però, è dedicare una mezz'ora, domenica 8, alla rivincita, su tutto quello che è successo, non su questo o quello, per dire che la si pensa diversamente, che c'è un'alternativa, e quella alternativa siamo noi. Anche perché altri non ci aiutano, né ci aiuteranno di certo.

Per fare, dal giorno dopo, tutto quello che non siamo riusciti a fare fino al giorno prima, per cambiare registro completamente, per rinnovare interamente il gruppo dirigente, per dare un segnale politico che non potrà essere messo in discussione da nessuno, per rimettere al suo posto il Pd e per rimettere a posto tutto il centrosinistra, per evitare che prosegua tutto quanto come se nulla fosse.

P.S.: e a chi dice, i due euro potete metterli in quel posto, rispondo con garbo che il posto dove metterli, per me, è la Sardegna, dove dobbiamo intervenire come il Pd ha già fatto per l'Emilia del terremoto. E che la politica si può fare con meno soldi che girano: meno soldi che si prendono e, argomento ancora più importante, meno soldi che si spendono. E che la nostra campagna nazionale lo ha già dimostrato, costando meno del tesseramento fatto da altri in una sola provincia. Con mezzi di fortuna e di speranza. Cambiare si può: se ci siete anche voi, ce la facciamo. Altrimenti non si cambia un accidenti.

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