Le primarie del Pd saranno più povere: per la prima volta non ci sarà Romano Prodi, che aveva vinto la loro prima edizione. Aveva fondato l’Ulivo e il Pd stesso. Aveva rappresentato l’Italia in Europa. Aveva vinto due volte ed era stato colpevolmente mandato a casa dagli strateghi della sinistra e del centro.

Il problema di Prodi e la sua disaffezione non hanno un valore personale, rappresentano un fatto politico clamoroso, una questione monumentale, che riguarda sia la credibilità che la direzione politica del nostro partito. E non riguardano solo Prodi ma milioni di elettori.

Ho la presunzione di pensare che potremo dare la prima tessera del 2014 a Romano Prodi, soprattutto se a imporsi sarà chi può assicurare di non portare con sé nessuno dei 101 proprio perché rinnoverà completamente il gruppo dirigente, chi si riferisce all’Ulivo come la migliore cosa che abbiamo fatto negli ultimi vent’anni, chi ha perso ad aprile e invece magari può vincere l’8 dicembre, sulla base di un patto con gli elettori che abbiamo infranto, per quanto riguarda Prodi. E Vendola. E tutti quegli impegni che nella carta d’intenti che abbiamo fatto firmare a tre milioni di persone c’erano e che abbiamo disatteso con una puntualità che va ben oltre l’emergenza.

Mi dispiace per Prodi, ma mi dispiace ancora di più per il Pd e per tutti noi.

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