Andrea Pertici ci aiuta a seguire la riforma del sistema elettorale e la discussione che ha preso le mosse in Senato:

Manteniamo – come facciamo da mesi – i fari accesi sull’urgenza di una riforma elettorale.

Nella discussione in corso nella Commissione affari costituzionali del Senato torna spesso l’idea di una legge elettorale che assicuri ad un partito (o ad una coalizione) di ottenere la maggioranza, comunque, a prescindere dai consensi.

Quella legge, in realtà, c’è già: è il porcellum, versione Camera. Basta adeguare il Senato alla Camera (passando dai premi regionali al premione nazionale) e les jeux sont faits: vincitori a prescindere!
Ma poiché questo sistema elettorale è ormai del tutto screditato (dalla Corte costituzionale, dalla Cassazione, dalla dottrina e… dagli stessi partiti, almeno a parole), si vaga per l’Europa, dall’Ungheria alla Spagna, a cercarne (invano?) un altro, magari aggiungendo un turno, uno sbarramento o una quota, per vincere comunque, a prescindere dai reali consensi. Il fatto è che per questo obiettivo niente sembra al livello del porcellum! Che infatti – appetitoso – resiste.

In tutto questo manca la considerazione di un elemento: per vincere – nel senso di ottenere la maggioranza, seppure con l’aiuto di un sistema elettorale – bisognerebbe, invece, anzitutto avere consensi. Molti consensi.

Il ragionamento (diffuso, anche nella discussione in Senato) per cui, dati gli attuali equilibri tra le forze politiche, anche un sistema maggioritario non “assicurerebbe”, ad una di queste, la maggioranza, è espressione di una politica perdente. Le forze politiche, piuttosto che mirare a mantenere grossomodo i loro consensi (attualmente, in verità, un po’ scarsi per tutte…) e chiedere al sistema elettorale di gonfiare i seggi di una fino al raggiungimento della maggioranza, dovrebbero cercare di ribaltare a loro favore la situazione portando avanti una politica capace di destare entusiasmo negli elettori. E questo obiettivo potrebbe essere meglio raggiunto con un sistema elettorale maggioritario (come, essenzialmente, è anche il mattarellum), dove i singoli candidati sono spinti ad un serrato confronto dialettico, suscitando interesse per le alternative soluzioni proposte.

Queste considerazioni non sembrano per ora fare grossa breccia nella discussione in Senato, ma terremo i fari accesi.

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