Se io fossi Epifani, se fossi uno dei dirigenti del Pd che da anni sono amici e sodali di Enrico Letta, consiglierei al Premier di presentarsi in Parlamento.

“Onorevoli colleghi, non per questo avete votato la fiducia al Governo che ho l’onore di presiedere, non perché cedesse al Kazakistan una parte della nostra sovranità, o perché espellesse una donna e la sua bambina che avevano tutto il diritto di restare in Italia. Ma governare è difficile, quasi impossibile – lo ammetto – dopo venti anni di guerra civile simulata, di falso bipolarismo, costellato da leggi elettorali liberticide e compromessi con il razzismo, con il buon gusto, con la nostra stessa coscienza. Su consiglio di Napolitano, abbiamo tentato di gettare il cuore oltre l’ostacolo.

Io personalmente ho cercato di indicare una frontiera: le riforme costituzionali, con l’elezione diretta del Presidente e il doppio turno, il semestre italiano come occasione per chiedere all’Europa e alla Germania di non strozzarci come ha fatto con la Grecia. Ma il semestre è lontano, le riforme difficili.

L’unica forza che ci tiene in piedi è ormai la mancanza di un’alternativa in questo Parlamento. Berlusconi – lo vedete – ci usa come un parafulmine per i suoi guai, Grillo per nascondere il vuoto sotto i suoi riccioli, il Pd per sfangare almeno il congresso. Ma io ho promesso: non resto al governo a tutti i costi. E perciò vi propongo di cambiare passo.

A settembre, subito una legge elettorale che cancelli la “porcata” di Calderoli. Poi solo pochi provvedimenti, tutti per aiutare chi ha più bisogno: gli operai che perdono il lavoro, le partite Iva, gli imprenditori strozzati dai debiti che devono pagare e dai crediti che non possono esigere. Provvedimenti che voterete senza vincoli di maggioranza, perché non c’è maggioranza che tenga, davanti a questo disastro. Poi tutti al voto, dopo le elezioni tedesche e prima del semestre italiano di presidenza dell’Unione. Con una campagna elettorale in cui finalmente non discuteremo del giaguaro o di un generico “cambiamento”, ma dei problemi del Paese, la disoccupazione, l’evasione fiscale la difficoltà di governare”.

Così oggi Corradino Mineo, senatore del Pd.

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