Pepecchio dice che dobbiamo stare attenti ai rinvii.

E ha ragione, perché il governo delle urgenze, dell’emergenza, del fare le cose che non si potevano rinviare, le sta rinviando quasi tutte. Il governo delle larghe attese.

Che di per sé è spiacevole, l’effetto che fa, ma forse è ancora peggiore indagare il motivo profondo di tutti questi rinvii: se le questioni si rinviano è perché non si è d’accordo quasi su nulla. Significa che il problema di questo governo sta nella sua ideazione. E il rinvio dipende dal suo avvio, se mi si perdona il gioco di parole. E da quello che si sta rivelando un errore di valutazione: sarebbe stato meglio – lo dicevamo anche allora – stabilire con più precisione ciò che avremmo dovuto fare.

Abbiamo rinviato quella discussione, e ora stiamo rinviando tutto quanto.

L’altro giorno i ministri del Pdl giuravano che l’Imu sulla prima casa non la pagherà più nessuno (Lupi e Lorenzin, tra gli altri). Oggi hanno insistito con la candidatura della pitonessa, per poi ritirarsi, rinviando la questione a data da destinarsi. La settimana scorsa, la mozione sui cacciabombardieri ha avuto giudizi, letture e sapori diversi, a seconda dei gruppi. E si è rinviata la discussione nel merito. La legge elettorale è legata ancora alla grande riforma della Costituzione. Rinviando la legge elettorale, ancora sotto il segno del Porcellum, si rinviano anche le elezioni. E le decisioni più urgenti da prendere.

È tutto collegato, insomma. Volevo dire: rinviato.

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