Mentre nel Pd si apre la questione di quello che ho chiamato gruppo misto – ovvero il gruppo di tutti i parlamentari del Pd che non hanno una corrente e quindi non sono presi in considerazione quando c’è da decidere o da nominare e si sentono appunto come se fossero nel gruppo misto, in una sorta di terra di nessuno – è il caso di tornare sul tema dell’autonomia del dibattito parlamentare rispetto alla delicata e fragile tenuta del governissimo.

Perché è chiaro che su alcuni temi #potrebbecadereilgoverno, ma non si capisce per quale diavolo di motivo il Parlamento si dovrebbe annullare in ragione dello schema delle larghe intese, che anzi dovrebbero liberare più energie nel dibattito dell’aula, non meno.

Ieri è successo sulla scuola e in parte sull’obiezione di coscienza, la prossima settimana capiterà molto probabilmente sugli F-35. E siccome è impensabile che i deputati e i senatori del Pd votino contro se stessi (come ho cercato più volte di spiegare), deve essere chiaro una volta per tutte che le larghe intese sono finalizzate ad alcune cose (ci piacerebbe con l’occasione sapere quali sono), mentre sulle altre questioni – da cui non dipende il destinissimo del governissimo e sulle quali non è stato preso alcun impegno tra Pd e Pdl – è giusto coltivare l’autonomia del Parlamento e la libertà del dibattito al suo interno.

Che alla Gelmini non piaccia la mozione del M5S sulla scuola mi dispiace. Ma se piace a noi non vedo perché non dovremmo poterla votare. Non cade il governo per una mozione del M5S che dice cose che dicono anche le nostre, di mozioni. E va bene pensare che dobbiamo stringerci a coorte, ma con la Gelmini sulla scuola non è proprio semplice. E non eravamo d’accordo così, del resto.

Lo dico non per fare fibrillare il governo, lo dico per fare funzionare il Parlamento. Che a furia di richiami all’ordine che provengono da tutte le parti (dalle segreterie e dai blog, la differenza in questo caso è molto sottile), è un po’ in imbarazzo, per usare un eufemismo.

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