Che i vertici dimissionari del Pd – oltre a comporre la lista dei sottosegretari e dei viceministri (con più di una sorpresa, vedrete) – abbiano deciso di ‘sistemare’ il Congresso prima di avviare la fase congressuale ovvero entro l’assemblea di sabato prossimo e non dopo.

Si parla di reggenze, di modifiche statutarie, di un dibattito al solito confinato alle riunioni di pochi.

Mi chiedo quando il buon senso, lo spirito laico e un po’ di pudore scenderanno su di noi (e mi ci metto anch’io, anzi, mi ci metto per primo) e si avvierà una fase in cui i protagonisti siano tutti quelli che si sono sentiti esclusi, nelle ultime settimane, e non quelli che le hanno interpretate così bene.

Qui non si tratta di scindere il Pd, né d’altra parte di dare un posto a ciascuna delle sue anime, ma di restituirgliela, un’anima. E una direzione politica condivisa. Anche con chi non è stato e non è d’accordo, preoccupato per quello che sta accadendo.

Si faccia un Congresso aperto, senza che sia predeterminato prima di iniziare. Non è il momento per i (soliti) trucchi. No, non lo è.

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